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Impariamo a riconoscere i segnali dello stress nei nostri collaboratori

15 Ago

Oggi è indispensabile saper controllare le pressioni sui collaboratori quando osserviamo i primi sintomi da stress, soprattutto prima che gli stessi diventano impossibili da gestire.

 

Fatica associata ad irritabilità, aggressività, ritardi sistematici, difficoltà di concentrazione, disinteresse al lavoro quotidiano, ecc. . Chi di noi non ha mai sofferto di uno di questi sintomi? Sarà capitato a tutti, è normale. Il Dr. Jérôme Tougne, psicologo presso la società Stimulus dichiara in un articolo della rivista francese Management di giugno 2008 che bisogna fare attenzione se questi sintomi persistono per più tempo o se si accumulano. Ad un certo punto si arriverà a non saper più coordinare il lavoro e a delle necessarie pause che segnaleranno l’instaurarsi di situazioni pericolose di burn out. Oggi il manager deve poter osservare i suoi collaboratori e capire chi rischia queste situazioni che se gestite troppo tardivamente, porteranno sicuramente conseguenze anche alla produttività dell’impresa stessa. Sono stati definiti quattro parametri per facilitare l’osservazione dei collaboratori: il primo è il tasso di assenteismo ed il ricambio di collaboratori (turnover). Un tasso di assenteismo in aumento o nettamente superiore alle medie di settore deve essere analizzato seriamente anche quale un segno di stress. I collaboratori si lamentano di problemi psichici o di emicranie, anche questo secondo parametro va rilevato e quindi vanno instaurati dei sistemi di monitoraggio in collaborazione con infermeria o con il responsabile della farmacia aziendale. Fisicamente lo stress può manifestarsi anche con tensioni muscolari o con delle improvvise modifiche di peso dei collaboratori. Il consumo di alcool, droghe o tabagismo vengono spesso utilizzati per combattere delle angosce ma anche il consumo di caffè in quantità esagerate è sinonimo di disagio. Risulta difficile valutare cosa sia un comportamento normale e cosa sia sintomo di uno stato anormale, un consiglio è soprattutto concentrarsi su delle situazioni di cambiamento del modo di agire del collaboratore, soprattutto cambiamenti improvvisi sono sintomo di allarme. Un terzo parametro è lo stato emozionale dei nostri collaboratori. Cambiamenti di umore improvvisi sino alla collera, difficoltà ad accettare delle critiche, relazioni difficoltose con colleghi, ecc. Attenzione che quello che oggi può essere un normale stato di angoscia, se non gestito può diventare facilmente una depressione. Anche risposte troppo spesso fataliste o rassegnate possono portare ad una alterazione dello stato psichico con conseguenze gravi. L’ultimo parametro che va osservato sono tutti i cambiamenti nella resa professionale dovuti dall’ansia. Collaboratori che diventano di colpo perfezionisti o che cercano continuamente conferma positiva di quello che stanno svolgendo, difficoltà nel concentrarsi e quindi nel portare a termine un compito, dimenticanze di tutti i tipi, da dati commerciali a appuntamenti, rifiuto ad addossarsi delle responsabilità anche per un periodo determinato. Ma ora, una volta che ci siamo accorti che qualche cosa non è regolare bisogna agire e noi non siamo e non possiamo essere degli psicologi. L’intervento che possiamo però svolgere è ridurre per un periodo breve la pressione lavorativa sul collaboratore ma anche, e da non sottovalutare, lo stile col quale gestiamo i nostri collaboratori. A volte cambiando noi stessi risolviamo molti problemi degli altri.

Articolo scritto per HR Management

 
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Pubblicato da su 15 agosto 2011 in Uncategorized

 

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