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“Buy Now, Pay Later”

Nel mercato on line questa é la tendenza attuale, interessante articolo tratto da marketingjournal

In Italia è un fenomeno ancora limitato, ma la possibilità di fare acquisti online e distribuirne l’onere in quattro o più tranches, senza dover ricorrere alle soglie di accesso e ai costi della carta di credito si sta facendo strada. Il punto sui vantaggi e i rischi per i merchant

L’ascesa della formula “Buy Now, Pay Later” (compra ora, paga dopo) come opzione di pagamento nei siti di commercio elettronico senza che vi siano – ed è un aspetto altrettanto contro-intuitivo, addirittura spiazzante – interessi o aggravi di spesa per il consumatore, salvo che vi siano ritardi nei pagamenti, ha molto a che fare con i dati e con la capacità della tecnologia applicata ai servizi finanziari (il cosiddetto “fintech”) di rendere più efficiente il calcolo del rischio attribuito a un acquirente e di sburocratizzare i processi necessari a concedere il credito.

Come funziona il compra ora, paga dopo

Se in Italia è ancora limitata l’adozione di tale formula – secondo la società di investimenti londinesi Butter solo il 2% del valore delle transazioni e-commerce – in Svezia ne costituisce il 23%, in Germania il 19%, in Norvegia il 15%: l’origine svedese di uno dei principali operatori, Klarna, induce a pensare che le prospettive di crescita di questo servizio dipendano più dall’offerta che dalla domanda, più dalle partnership e dall’integrazione delle tecnologie dei provider nei metodo di pagamento offerti dai principali siti e-commerce internazionali e locali che dalla richiesta da parte dei consumatori.

Già, i consumatori: al momento i dati li riconducono soprattutto a una platea di giovani donne che si servono di tale possibilità per l’acquisto di capi di abbigliamento e accessori per la cura della persona e della casa per distribuirne l’onere in quattro o più tranches, senza dover ricorrere alle soglie di accesso e ai costi della carta di credito, ma nel futuro l’estensione dell’offerta a merceologie diverse può modificarne, e di molto, l’identikit.

Se la tecnologia sulla quale si basano i servizi BNPL comincia dunque dalla sua capacità di affrontare con successo aspetti quali la gestione della solvibilità dei clienti, gli adempimenti amministrativi necessari a renderli disponibili a un pubblico di consumatori vasto quanto i milioni di persone che acquistano online e l’integrazione tecnica e finanziaria di tali servizi nei siti e-commerce, diversi sono gli algoritmi proprietari utilizzati dagli specifici operatori. Ad esempio, la svedese Klarna si avvale:

– di modelli di punteggio di credito proprietari
– dello storico dei pagamenti dei clienti già gestiti: per questo, vi è un effetto di scala
determinato dalla diffusione del servizio;
– di dati legati alla specifica transazione, es. l’importo dell’acquisto e il merchant coinvolto;
– dello storico del comportamento creditizio disponibile
– di elementi non tradizionali quali la tipologia di smartphone posseduto, il luogo di
navigazione, il browser usato e altri dati disponibili online.

La recente acquisizione, proprio da parte di Klarna di un importante comparatore di prezzi come Pricerunner, è coerente con la volontà di acquisire sempre più informazioni in merito all’utente lungo tutto il suo processo di acquisto.

 
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Pubblicato da su 21 febbraio 2022 in Uncategorized

 

Effetto WOW, bravi National Geographic !

National Geographic Augmented Reality experience by INDE – YouTubehttps://www.youtube.com/watch?v=xhYoRSXbQLs

da vedere ! esempio di augmented reality che deve fare far riflettere sulle opportunità che il mondo nuovo della comunicazione offre per coinvolgere il pubblico obiettivo in un evento fatto di emozioni e sorprese. buona visione

 
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Pubblicato da su 21 gennaio 2022 in Uncategorized

 

le tendenze in comunicazione 2022

riprendiamo da marketingworld questo interessante articolo, buona lettura

Quali saranno le evoluzioni, le novità e i trend dal mondo delle digital PR nel 2022, sempre considerando strategie di comunicazione e marketing utili per il business? Gli influencer saranno ancora “influenti”? E quale sarà il social che ci terrà attaccati allo smartphone? Clubhouse riuscirà a imporsi o tenderà lentamente a scomparire?

Con il 2021 ormai concluso, è tempo non solo di fare bilanci ma anche di (provare a) prevedere quali saranno le tendenze, le buzzword, che accompagneranno il mondo delle digital pr nel 2022. Una cosa è certa: il ruolo delle PR, tradizionali e non, resta centrale e strategico nella comunicazione d’impresa, oltre a rimanere una voce di costo ben salda e sempre più rilevante nei budget delle aziende, come ci rivela l’ultimo report di Muck Rack, The State of Pr 2021.

Vediamo allora alcune previsioni emerse da articoli e studi sui trend delle digital pr per il 2022.

Gli eventi “ibridi” saranno la nuova normalità

Già a fine del 2020, AstraRicerche aveva dichiarato che oltre il 90% dei professionisti degli eventi e della comunicazione stava pianificando di incorporare eventi virtuali o in modalità ibrida nella propria strategia. Questa tendenza è continuata per tutto il 2021 ed è certo che, indipendentemente dalla pandemia, il trend si imporrà anche nei prossimi anni. I vantaggi di un evento ibrido, o phygital (che mette insieme il format dell’evento in presenza con quello dell’evento digitale), sono tanti: dalla riduzione dei costi di organizzazione e produzione all’opportunità di espandere il pubblico, dal tracciamento e l’acquisizione di dati alla possibilità di collaborazione e creazione di communities.

L’importante, come sempre, è affidarsi ad agenzie specializzate ed esperti in eventi di questo tipo.

TikTok continua la sua ascesa

Partiamo dai dati. Nel 2021, TikTok ha raggiunto ben 1 miliardo di utenti iscritti in tutto il mondo, di cui 5,4 milioni solo in Italia. È il settimo social network in termini di popolarità, superando Pinterest, Twitter e Snapchat. Basterebbero, quindi, questi numeri per confermarci l’importanza che TikTok ricoprirà anche in questo 2022. E se pensiamo che la gen Z trascorre più tempo sui social ma tende sempre meno a interagire, puntare su video brevi come quelli di TikTok può essere il modo vincente per comunicare, ancor di più se vogliamo rivolgerci a questo target.

Ma come integrare l’uso di TikTok in una strategia di digital pr? Grazie agli strumenti di advertising messi a disposizione dalla piattaforma stessa. Vediamone alcuni:

Branded Hashtag: è l’approccio più utilizzato dai brand negli ultimi anni. Il funzionamento è semplice: basta creare un hashtag specifico che gli utenti possano utilizzare nei video per partecipare alla challenge. Grazie all’utilizzo dei branded hashtag, i video non vengono visualizzati solo nel feed normale, ma anche nella sezione Tendenze. Un esempio di successo è l’hasthag #SwagStepChallenge, che Pepsi ha lanciato in India nel 2019 e che non solo ha dominato TikTok, ma è diventato virale anche su Twitter e Youtube.

Video Ads: esistono tre modalità per inserire annunci pubblicitari nei video su TikTok: Brand Take-Over, In Feed Video e Top View Video. Ognuno ha le sue specificità e prevede diverse tipologie di prestazioni e investimenti.

Sulla pagina Tik Tok for Business, trovate tutte le info utili: https://www.tiktok.com/business/it
Il content resta il re e si adatta sempre di più alle esigenze dei consumatori

Talkwalker e Hubspot hanno identificato in un report le tendenze social e digital pr del 2022. Tra queste, una conferma: il contenuto continua a essere “the king”, ma i gusti e le esigenze degli utenti, che ne fruiscono sempre più e in modalità sempre più veloci e frammentate, sono cambiate. Per restare visibili, i brand devono quindi riuscire a creare campagne di comunicazione che parlino a un pubblico più specifico, targettizzato, “profilato”, e individuare ciò che può attirare la loro attenzione. In che modo? Creando contenuti specifici per una generazione, un luogo, una community, un genere o un hobby, e servendosi soprattutto della collaborazione dei cosiddetti “creator”.

Come emerge da un’analisi di Stripe, infatti, la “creator economy” è oggi un mercato di 10 miliardi di dollari e il numero di “creator” cresce a un tasso del 48% ogni anno.
Diversity e Inclusion restano temi imprescindibili per la comunicazione

Come abbiamo già visto, parlare di diversità e inclusione è un trend che i brand hanno abbracciato negli ultimi anni e che rimarrà ancora a lungo nella loro comunicazione. E anche nel 2022, i consumatori si aspettano che le aziende prendano posizioni autentiche su determinate questioni sociali o che facciano qualcosa di concreto per le persone, la società, il pianeta. Perché farlo? Perché a trarne beneficio saranno soprattutto le aziende.

Uno studio McKinsey ha infatti rilevato che le aziende che abbracciano la diversità sperimentano un aumento del 19% delle entrate e un miglioramento in termini di prestazioni del 35%.
L’influencer marketing? Diventerà più misurabile ed efficace

Lo rivela NATIONAL Public Relations tra i trend per il 2022, sempre in ottica digital pr: gli investimenti in influencer marketing aumenteranno di 13,8 miliardi di dollari e, di conseguenza, le aziende vorranno avere risultati più chiari e nuovi e più specifici KPI.

Le piattaforme social come Instagram e TikTok stanno introducendo già da tempo nuovi strumenti per migliorare la misurabilità e la monetizzazione per influencer e creator. E gli stessi creator e influencer stanno ottimizzando i loro contenuti per fornire KPI autentici e facilmente misurabili.

 
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Pubblicato da su 16 gennaio 2022 in Uncategorized

 

le promozioni vendite, uno strumento sempre più importante nella promozione

oggi vi ho estrapolato da un articolo sulle attività di promozione vendite una parte che ritengo sia molto importante e soprattutto ben fatta. buona lettura.

1. Obiettivi incentrati sulle vendite:
– aumento della quantità venduta e del fatturato;
– mantenimento dei volumi di vendita;
– smaltimento di scorte in eccesso;
– ripresa, mantenimento, consolidamento della quota di mercato;
– attenuazione della stagionalità delle vendite;
– creazione di una barriera all’entrata dei nuovi concorrenti;
– aumento del numero di clienti.

2. Obiettivi incentrati sul consumatore:
– stimolo alla vista di un negozio;
– incentivazione del riacquisto;
– ampliamento della conoscenza di un’insegna o di uno specifico negozio;
– aumento della quantità di acquisto;
– aumento della frequenza di acquisto;
– modificazione del formato di un prodotto acquistato abitualmente;
– aumento della disponibilità del prodotto in casa;
– raccolta di informazioni per identificare i consumatori;
– aumento stabile della quantità consumata;
– aumento dell’esclusività di utilizzo di un negozio;
– modificazione del posizionamento del negozio o dell’insegna o rafforzamento del posizionamento attuale;
– concorso alla qualificazione dell’immagine dell’insegna;
– aumento della fedeltà;
– suggerimento, consiglio del negozio o dell’insegna ad altri consumatori (word of mouth o passaparola).

3. Obiettivi incentrati sul personale di vendita e di servizio:
– aumento delle vendite;
– facilitazione dell’azione di vendita;
– offerta di un’argomentazione di vendita;
– acquisizione di nuovi clienti.

Tipi di promozioni per stimolare la domanda

Una volta studiate le esigenze del mercato, i marketer hanno la responsabilità di lanciare promozioni stimolanti e di migliorare la domanda dei consumatori. Questo può essere fatto con vari mezzi che tutti conosciamo:

– Promozione dei prezzi. Una riduzione del prezzo di un prodotto o servizio su base temporanea o indeterminata, con l’obiettivo di risvegliare l’interesse nei confronti dei richiedenti
– Promozione in quantità. Commercializzare più quantità allo stesso prezzo. Le promozioni 2×3 o i regali che prendono i prodotti ne sono una buona prova.
– Promozione nel servizio post-vendita. È una caratteristica della differenziazione, perché sebbene il mercato abbia prodotti eterogenei, tutti cercano di soddisfare le stesse esigenze, quindi una caratteristica della differenziazione nella qualità del prodotto è quella di offrire un servizio ottimale.
– Promozione nella durata. Un altro strumento per attirare e coinvolgere il cliente è quello di offrire un rapporto duraturo tra cliente e produttore, offrendo sconti e servizi migliori al primo in cambio del mantenimento di un cliente fedele al secondo.

La scelta degli strumenti promozionali

Nella fase di pianificazione è importante tenere presente, oltre agli obiettivi, le caratteristiche del mercato, la situazione competitiva, il costo e l’efficacia di ogni possibile alternativa.

Promozioni al consumatore

Gli strumenti e le tecniche promozionali rivolti al consumatore comprendono i campioni, i buoni sconto, le confezioni speciali, premi e gli omaggi.

I campioni offrono all’acquirente la possibilità di provare il prodotto. E si sa, sene vale la pena, chi “assaggia” ritorna

Utilizzare dipendenti e collaboratori per distribuire campioni e possibilità di prova di un prodotto nell’industria dell’ospitalità può essere un mezzo promozionale molto utile ed educativo.

Molti sono gli approcci di successo utilizzati per aumentare la conoscenza del prodotto:
– fornire programmi di formazione professionale continui; offrire vendite e programmi di incentivi;
– condividere le informazioni sul prodotto con gli impiegati attraverso newsletter e brochure.
– I buoni sconto danno diritto a uno sconto sul prezzo di vendita di un certo prodotto a chi li consegna al momento dell’acquisto. –

Gli omaggi (samples) sono beni offerti gratuitamente o a un basso costo come incentivo per comprare un prodotto.
Azioni di sampling con ausilio di promotrici sia instore sia outdoor sono molto utilizzate

 
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Pubblicato da su 5 gennaio 2022 in Uncategorized

 

Milano, città che si aggiorna

Una città o regione deve avere degli obiettivi chiari per posizionarsi la dove le tendenze dei visitatori-consumatori stanno andando. Il processo di acquisto muta velocemente e la tendenza ad un maggior coinvolgimento é oramai chiara. Di seguito da marketingjournal un articolo interessante su come “modellarsi” alle attuali tendenze del mercato.

Nell’era più cupa del lockdown del 2020, sembrava che Milano avesse perso la sua caratteristica anima di capitale dello shopping italiano. Niente di più sbagliato, a conti fatti. Non solo perché si conferma di mese in mese un ritorno agli acquisti fisici, e la città resta il collettore dello shopping di moda italiano.

Ma, soprattutto, perché nel 2022 stanno per prendere forma nuovi e strategici progetti immobiliari e commerciali che, cavalcando i cambiamenti nelle modalità di acquisto degli italiani sulla scia dei turisti stranieri, puntano a creare degli hub distributivi nei diversi punti della città. Il format è nuovo perché non si tratta né di centri commerciali, né di department store, quanto, piuttosto, di maxi strutture che ospitano al loro interno sia negozi, sia uffici che ristoranti.

È il caso di Spiga 26, il nuovo hub creativo, nell’ambito del quale Hines, player a livello globale attivo nel real estate, ricopre il ruolo di investitore e development manager, che punta a rivitalizzare una via, via della Spiga appunto, che negli ultimi anni aveva vissuto un temporaneo calo di visibilità a causa delle chiusure di negozi.

Nel 2019, Hines ha investito in joint venture con uno dei principali fondi pensione olandesi attraverso un fondo immobiliare gestito da Savills Investment Management Sgr sulla riqualificazione dell’ex Palazzo Pertusati, edificio che si estende su oltre 13mila metri quadrati sviluppati su tre livelli con uso misto e una corte interna verde di 180 metri quadrati e uno spazio retail

In particolare, lo spazio di 3.000 metri quadrati sviluppato su tre livelli sarà dedicato a un nuovo concetto di retail high-street. Tra i primi inquilini, Moschino e Sergio Rossi che svilupperà la sua boutique su circa 200 metri quadrati disposti su due piani. L’opening di Spiga 26 è previsto per la primavera del 2022.

Sempre in via Spiga a novembre ha aperto i battenti il nuovo indirizzo milanese di Ralph Lauren (dopo la chiusura dello store di Montenapoleone nel 2004). Il nuovo negozio si articola su cinque piani per una superficie di quasi 1.500 metri quadrati. Oltre alle proposte moda, il flagship include la prima proposta di hospitality del brand in Italia: The Bar at Ralph Lauren.

Non c’è, invece, ancora una data precisa per il taglio del nastro del Garage Traversi, l’ex immobile degli anni Trenta, acquisito nel 2018 da Invesco Real Estate per 100 milioni di euro. La struttura, si legge sul sito, “offrirà più di 5.500 mq di spazio per il retail, e due rooftop mozzafiato destinati ad entertainment e food. Tre nuovi piani con roof garden e terrazze panoramiche sul cuore della città, destinati ad attività food & entertainment; location uniche al centro del lifestyle milanese”.

Non sono ancora stati diramati i nomi dei brand che saranno presenti all’interno, ma il segmento dovrebbe mantenersi sulla fascia del lusso dato che il progetto è stato definito, sempre secondo gli attori coinvolti, “un nuovo polo per il luxury retail & food”. Primo nome, non ancora confermato dai diretti interessati, sarebbe Louis Vuitton che dovrebbe traslocare temporaneamente.

Sempre nel 2022 è previsto il debutto dell’altro importante e atteso polo del lusso, il progetto The Medelan che andrà ad arricchire ulteriormente il nuovo volto di piazza Cordusio, un tempo polo delle banche e assicurazioni e ora area cruciale dello shopping e del tempo libero. La location è quella di Palazzo Broggi, ex palazzo del Credito Italiano, di proprietà del gruppo cinese Fosun (la cui divisione moda ha preso il nome di Lanvin Group) gestito dalla francese Paref insieme a Dea Capital.

L’immobile, si legge sul sito ufficiale, dispone, tra le altre cose, di un’area di circa 13mila metri quadrati disposta su tre livelli con otto unit. Anche in questo caso non sono ancora stati diramati nomi ufficiali, ma a quanto sembra uno dei primi inquilini dovrebbe essere Chanel.

Ha aperto invece i battenti a ridosso dello shopping natalizio Corso Buenos Aires 59, la nuova destinazione per lo shopping di fascia media. Il progetto, ad uso misto residenziale e commerciale, è stato sviluppato da Mark Capital management, società che opera nel settore real estate, che ha riqualificato l’area ex Corti di Baires rimasta abbandonata per oltre cinque anni, all’angolo tra Corso Buenos Aires e Via Petrella.

Qui ha preso casa Nike, con un maxi store da circa 780 metri quadrati. Tra gli altri marchi presenti anche Decathlon e Maisons du Monde.

Il fermento milanese non si ferma ai grandi nomi del lusso o comunque della moda e dello sportswear che stanno moltiplicando gli investimenti nella città. Il fenomeno accomuna anche i brand indipendenti, alcuni esordienti, spesso italiani, che trovano spazio nel Quadrilatero per le loro insegne.

Qualche esempio? Rosantica che ha appena inaugurato in via della Spiga, Blue of a Kind in via Capelli e il progetto Nonno di Alberto Zanone in via Varesina.

 
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Pubblicato da su 26 dicembre 2021 in Uncategorized

 

la promo di un prodotto bottom – up

 n interessante intervento su Marketing journal

I generati dagli utenti o UGC (User Generated Content) sono i contenuti creati e condivisi dagli utenti su piattaforme digitali relativi alle loro idee , esperienze , domande e risposte , recensioni , opinioni , feedback , ecc. Su un marchio o le sue offerte.

Ci sono miliardi di query di ricerca condotte ogni giorno su Google

Ora, gli algoritmi di Google sono in continua evoluzione per migliorare fornendo i contenuti più pertinenti, utili e preziosi in risposta a queste ricerche.

Google afferma che per migliorare le tue prestazioni SEO e aumentare la crescita, il contenuto che hai sul tuo sito web dovrebbe essere:
• Utile e informativo per gli utenti
• Prezioso rispetto ai concorrenti
• Credibile, affidabile e autentico
• Di alta qualità anziché solo riempito con parole chiave
• E, soprattutto, dovrebbe essere coinvolgente, interessante, interattivo e attraente

Per aumentare il valore dei tuoi contenuti per la SEO, devi integrare questi attributi nel contenuto del tuo sito web. Ora, il problema è che i contenuti creati dai marchi non sono molto affidabili, coinvolgenti e affidabili tra gli utenti in quanto sono principalmente promozionali e non sono incentrati sul consumatore.

Il contenuto generato dagli utenti è normalmente la forma di contenuto più affidabile, autentica e coinvolgente tra gli utenti: guidato da esperienze autentiche di vita reale.

Per approfondire il motivo per cui gli UGC sono fondamentali per la SEO, abbiamo elencato di seguito alcuni vantaggi significativi.

1. Contenuti freschi e pertinenti

Il contenuto fresco, unico e pertinente è la possibilità di coinvolgere i tuoi utenti, che hanno bisogno di un flusso costante di contenuti originali. Ma questa continua creazione di contenuti è un compito rigoroso che richiede molto tempo e investimenti monetari. Il contenuto degli utenti si rifletterà bene con le immagini del marchio per renderlo un marchio a misura di consumatore per i nuovi visitatori

2. Sblocca possibilità di indicizzazione con parole chiave a coda lunga

In primo luogo, le parole chiave a coda lunga sono diverse dalle parole chiave normali in quanto si tratta di frasi di ricerca che gli utenti inseriscono nei motori di ricerca quando non sono pienamente consapevoli delle parole chiave esatte. I contenuti generati dagli utenti sono pieni di parole chiave a coda lunga poiché gli utenti tendono a condividere contenuti in un linguaggio crudo e comunicativo.

3. Contenuti affidabili e autentici

Come accennato in precedenza nelle linee guida di Google sui contenuti per migliorare le prestazioni SEO, è importante disporre di contenuti affidabilie autentici per consentire agli utenti di ottenere informazioni accurate e preziose.

I contenuti generati dagli utenti sono la forma di contenuto più affidabile e autentica disponibile che ti aiuta a creare prove sociali per il tuo marchio . Il fatto che 9 utenti su 10 si fidino di UGC mentre prendono decisioni di acquisto online ne dimostra la credibilità.

4. Aumenta il coinvolgimento e l’interazione degli utenti

I contenuti generati dagli utenti aiutano ad aumentare il coinvolgimento degli utenti e consentono l’interazione brand-utente che può aumentare il tempo medio di permanenza, portando a una frequenza di rimbalzo ridotta e all’aumento dei vantaggi SEO.

5. Aumenta la portata e la condivisione sui social

I social media sono un elemento cruciale per qualsiasi stratega SEO poiché negli ultimi tempi, le piattaforme social sono state al centro di marketing, marchi, social manager, ecc. I contenuti generati dagli utenti aiutano a potenziare la tua strategia di ottimizzazione dei motori di ricerca inserendo i social media nell’equazione.

La condivisione di UGC sui tuoi profili social ti aiuterà a creare fiducia, aumentare la copertura attraverso l’interazione, aumentare il coinvolgimento degli utenti, ecc. Ad esempio, la condivisione di recensioni e immagini riconoscibili e autentiche su piattaforme come Instagram, Facebook, ecc. può aumentare il numero di Mi piace degli utenti , commenti o condivisioni.

Quindi, il primo passo è incoraggiare i tuoi utenti e clienti a generare contenuti sul tuo marchio.

Puoi farlo in molti modi, alcuni dei migliori sono menzionati qui:
• Promuovere il tuo marchio sulle piattaforme di social media e consentire agli utenti di condividere i loro pensieri in risposta
• Esegui concorsi, omaggi, giochi, ecc. attraverso i canali per coinvolgere gli utenti e ottenere contenuti generati dagli utenti attraverso questo tipo di coinvolgimento
• Incoraggia e consenti ai clienti di condividere recensioni, feedback ed esperienze sul tuo sito web
• Crea campagne hashtag per i tuoi marchi e chiedi agli utenti di partecipare a queste campagne
• Interagisci con gli utenti attraverso commenti, risposte, messaggi diretti, ecc. che li faranno sentire apprezzati e porteranno a un coinvolgimento coerente e a UGC.
• Organizza eventi di interazione brand-consumatore, meetup annuali, esperienze reali gamificate, ecc. e chiedi agli utenti di condividere le loro esperienze con il brand attraverso i social media o le recensioni
• Promuovi i tuoi contenuti esistenti generati dagli utenti per motivare altri utenti a partecipare

 
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Pubblicato da su 4 dicembre 2021 in Uncategorized

 

consigli dai grandi chef per far risorgere la ristorazione post covid

condivido un articolo interessante dal quale poter avere una indicazione su dove concentrarsi per riposizionare la ristorazione nella fase post covid. Per che pensa che questa esperienza non ha cambiato niente nelle abitudini dei consumatori, forse una attenta lettura farebbe bene !

Ecco quali sono i sette trend emersi dall’analisi delle nuove insegne preferite dai grandi Chef italiani.

1. Green take away: andare al ristorante e tornare a casa con una pianta

Si rafforza una tendenza che unisce il piacere del ristorante a quello dello shopping eco, dai vestiti ecosostenibili alle piante fino alle stoviglie in materiali naturali. Sempre più spesso è possibile recarsi al ristorante e fare allo stesso tempo shopping in corner green irresistibili.

2. Cucina espressa: quando la lentezza è un must

Ogni piatto non è mai uguale, anche a parità di ingredienti e preparazione. Ognuno ha una storia a sé. Si conferma saldamente l’apprezzamento per la “cucina espressa”, che esalta e premia l’importanza dell’attesa. Perché ogni singolo piatto è preparato da zero, ogni ingrediente è scelto in modo maniacale per offrire al cliente un particolare aroma, una specifica sensazione, un abbinamento mai osato in un trend che ormai non riguarda solo i ristoranti con molte stelle.

3. Architetture industrial e look botanico

È dimostrato che gli stimoli visivi influiscono sulla percezione del gusto. Molte delle nuove aperture nominate ai TheFork Restaurants Awards 2021 sembrano saperlo molto bene, mostrando una cura particolare non solo negli arredi ma anche nelle luci e perfino nella musica di sottofondo. Comode sedie in velluto dal gusto retrò sono onnipresenti, spesso in contrasto con architetture dal mood industrial, con mattoni a vista, volte a botte e sempre con il contorno di un’illuminazione delicata, soffusa e calda. Cucina e brigata a vista, infine, sono un must sempre più diffuso e apprezzato, insieme alla grande presenza di piante e punti verdi, sui muri e perfino sui soffitti.

4. Contaminazioni & Contrasti: quando il cibo è un ponte tra le culture

Oriente e Occidente, dolce e acido, cucina etnica tradizionale, proposte creative e cucina italiana con influenze di altri Paesi. E ancora, accostamenti inediti carne/pesce, crostacei/selvaggina in un mix di contaminazione e qualità per offrire esperienze nuove e sorprendenti.

5. Convivialità e ricerca

Conciliare la ricerca con la soddisfazione del commensale, utilizzando magari tecniche di preparazione e conservazione provenienti dall’Oriente o dal Nord Europa. Un fenomeno dalle tante declinazioni ma che tende sempre ad avvicinare tutti all’alta cucina in nome della qualità dell’offerta e della convivialità.

6. Menù ristretti

Di fronte alla sovrabbondanza ed ecletticità di certi menù che vogliono accontentare tutti, si sta affermando anche in queste nuove aperture di pregio la ricerca di una certa essenzialità. Dalla cucina espressa che si traduce in massimo nove piatti al giorno, dall’antipasto al dessert, al solo menù degustazione fornito solo a cena fino allo chef che predilige solo ciò che di fresco trova al mercato del giorno, producendo così una carta di 5 piatti.

7. Attenzione assoluta alle materie prime e all’ecosostenibilità

Non è una novità ma una risposta a una crescente richiesta del mercato e di consumatori sempre più consapevoli alla ricerca di piatti buoni e sani. Acquisisce inoltre crescente importanza e interesse la cucina ecosostenibile attenta agli sprechi.

 
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Pubblicato da su 8 novembre 2021 in Uncategorized

 

facebook o non facebook, questo é il problema !

Ovunque viene riportata la notizia che a breve Facebook cambierà nome, così almeno ci viene raccontato, ma sarà vero?

Secondo indiscrezioni all’annuale conferenza del 28 ottobre Zuckerberg annuncerà un nuovo nome e un nuovo marchio, in linea con i nuovi sviluppi della compagnia.

Fra questi pare che avrà grande rilevanza il “metaverso”, da molti considerato la nuova frontiera del web, che secondo i soliti “ben informati” sembra essere la nuova ossessione del fondatore di Facebook.

Sui social è un tripudio di commenti ironici, che puntano il dito sul problema delle fake news di cui il Facebook sarebbe responsabile, ironia della sorte, tutti questi commenti commettono lo stesso errore di cui accusano Facebook, perché al momento si tratta solo di indiscrezioni e probabilmente non andrà come ve la raccontano.

Certo, potrei sbagliarmi, ma sarei pronto a scommettere che l’applicazione e il sito continueranno a chiamarsi Facebook e un eventuale rebranding riguarderà solo la holding che controlla l’impero di Mark Zuckerberg, di sicuro non cambierà nome la app.

Quali sarebbero le ragioni di questo cambio, se ci sarà?

Intanto Facebook è solo uno dei rami d’azienda di Zuckerberg, la sua società possiede infatti anche Instagram e WhatsApp, comunicare le tre piattaforme senza un “nome comune” ha indubbiamente dei grossi svantaggi.

Basta guardare in casa d’altri, per notare che qualsiasi prodotto o servizio lanciato da “Big G” si chiama per prima cosa Google: Google my business, Google maps, Google trends, Google drive ecc…

Sicuramente non è stato solo quello il motivo del flop, ma Google plus è l’unico prodotto, che mi ricordi, non nato con la stessa “immagine”, aveva un logo rosso e una g minuscola con un +.

Non sarà stato solo quello il problema, ma la mancanza di un logo con gli iconici colori “giallo, verde e blu” che ormai tutti riconosciamo, ha sicuramente avuto il suo peso.

Con tutti gli scandali che hanno investito l’azienda di Zuckerberg, il nome Facebook ha sicuramente perso qualcosa in termini d’immagine, di innovazione e progresso, alle volte viene percepito negativamente e questo è un problema con partner e investitori.

Tempo fa anche Google ha compiuto un passo simile, fondando la holding Alphabet, che oggi controlla l’universo di aziende di cui è proprietaria big G, però il noto motore di ricerca si è ben guardato da cambiare nome e altrettanto farà Facebook.

Facebook quindi non cambierà nome, cercherà semplicemente di ringiovanire la propria immagina, puntando su un riposizionamento che lo renda meno “vecchio” e lo proietti verso il futuro.

Anche in quest’ottica va visto il grande interesse dell’azienda nei confronti del metaverso, della realtà aumentata e della realtà virtuale, che dovrebbero essere i futuri sviluppi del web e dei social.

Ora non resta che aspettare una settimana per vedere cosa dirà Mark nella sua conferenza.

da marketingonline

 
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Pubblicato da su 25 ottobre 2021 in Uncategorized

 

Smart City, un concetto di sviluppo territoriale obbligatorio, non più una scelta !

Vi condivido questo articolo in quanto dobbiamo riflettere velocemente come cittadini all’evoluzione della città del futuro e la politica deve iniziare a pianificare in funzione di queste riflessioni. A voi l’articolo:

E’ in uno scenario dominato dal traffico, dall’inquinamento e dalla poca sicurezza che sorge la Smart City: il termine inglese indica un esempio di città in cui progresso e tecnologia sono sinonimi, se non la stessa cosa. In Italia, per il sesto anno di fila, si classifica città più smart Milano, ma anche altri centri stanno subendo lentamente questa trasformazione. Nello specifico, di cosa si tratta?

Una Smart City, in poche parole, è una città energeticamente auto-sostenibile che mira al miglioramento della sanità, dei trasporti e della sicurezza, servendosi della tecnologia. Case intelligenti, mezzi di trasporto automatici, sensori che rilevano l’inquinamento e che gestiscono il traffico: potrebbe essere questo, forse, lo scenario che vedremo tra qualche anno dalle nostre finestre.

Ad occuparsi dei progressi che si potrebbero raggiungere per mezzo della tecnologia è lo studio Mckinsey. Questo studio afferma che nel 2050 la Terra potrebbe essere popolata da 9 milioni di persone e che per un numero così elevato servono città efficaci ed efficienti, le Smart Cities. Alla base di tutto? Sensori intelligenti e applicazioni.

Attualmente le città più smart restano quelle asiatiche e americane, mentre in Italia anche in questo ambito si fa sentire il divario tra nord, dove sono concentrate tutte le smart cities italiane, e sud, che invece rimane indietro nuovamente.

Dunque, ancora una volta la tecnologia sembra essere la protagonista del futuro, ma è bene prestare attenzione e cercare di instaurare un equilibrio tra la vita dell’uomo e l’influenza che questa grande materia esercita su di essa.

 
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Pubblicato da su 17 settembre 2021 in Uncategorized

 

Attenzione, consigli per il revenue management !

Hotelnerds ci aiuta con una sintensi degli strumenti principali a disposizione di un hotel per migliorarne la reddittività. L’uso corretto dei canali di vendita TA o OTA é indispensabile, ma bisogna saperli gestire e non averne paura. La domanda muta e soprattutto é globale, come riuscire a conquistare nuovi clienti senza degli strumenti quali booking.com ?

Eccovi l’approccio base al revenue:

#1: Segmentazione degli ospiti

Questa componente fondamentale del tuo piano di revenue management dipende interamente dal marchio della tua catena alberghiera e dalla tua USP (Unique Selling Proposition).

Potete segmentarli in base alle tipologie, tra cui viaggiatori d’affari, viaggiatori di piacere, gruppi d’affari e gruppi di piacere. Ah sì, non dimenticate di considerare i viaggiatori bleisure.

Inoltre, potete tracciare il canale attraverso il quale hanno prenotato con voi – OTA, sito web del vostro marchio, telefonata, sistema centrale di prenotazione, walk-in, agenti di viaggio e grossisti.

Tale categorizzazione vi fornisce i dati per capire meglio i vostri ospiti, il loro modello di prenotazione, insomma il loro comportamento d’acquisto.

Per esempio, uno di questi segmenti potrebbe essere quello dei viaggiatori d’affari. A loro non dispiacerà pagare un po’ di più se offrite loro la flessibilità di modificare le loro prenotazioni anche all’ultimo minuto.

Tuttavia, un altro segmento potrebbe essere quello dei viaggiatori di piacere. Per lo più opterebbero per tariffe non annullabili e più economiche. In parole semplici, si tratta di conoscere la disponibilità dei vostri ospiti a pagare per i vostri servizi. Questo vi permette di mirare e vendere le vostre camere a una vasta gamma di potenziali ospiti con diverse esigenze e budget.

#2: Prezzi dinamici

Il pricing dinamico o una strategia di pricing basata sul tempo può aiutarti a migliorare le entrate della tua azienda, generando una massima occupazione. È necessario implementare questo approccio di pricing efficiente per cambiare le tariffe delle camere ogni giorno, in base ai dati di mercato in tempo reale, come i prezzi della concorrenza, la stagionalità, l’offerta e la domanda.

Oggi, alcuni sofisticati sistemi di gestione dell’hotel, alimentati dall’AI, possono elaborare vari dati in tempo reale per rispondere ai cambiamenti prontamente.

Ecco un semplice esempio: offrire prezzi bassi quando la domanda è bassa. Ma non dimenticare di aumentare le tariffe delle camere quando la domanda aumenta. Questo è un modo provato per aumentare il tuo RevPAR.

In questo contesto, potresti voler adottare una strategia di prezzi aperti ogni volta che se ne presenta la necessità. La base di questo tipo di pricing consiste nel fissare le tariffe delle camere a livelli diversi, mirando a segmenti diversi.

Ecco un esempio: sei un hotel di lusso; ma hai dei cali occupazionali nei periodi di bassa stagione. In questo caso applicare una tariffa più bassa rispetto al solito prezzo ‘premium’ potrebbe aiutarti a generare un po’ di entrate.

#3: Previsione della domanda

Prevedere la domanda è una delle attività più importanti e dispendiose, in termini di tempo, delle strategie di revenue management. Risulta però fondamentale ai fini della performance di vendita e ci si può aiutare con gestionali all’avanguardia che elaborano dati statistici, apprendendo dai dati passati.

Se pensiamo alla stagione invernale che sta per arrivare ci sono dati in rialzo per l’occupazione, seppur ancora molto bassi. Stando a questo però non è del tutto corretto applicare una politica di prezzi troppo bassi, perché risalire da quel prezzo poi sarà molto difficile.

#4: Limitazione della durata del soggiorno

Usate questa strategia per incoraggiare i vostri ospiti a rimanere più notti aumentando la vostra occupazione. Per esempio, essendo il venerdì un giorno di punta, non accettate qualsiasi prenotazione di una notte per questa data.

Guardate il vostro rapporto arrivi/partenze, e applicate la policy minimum stay per assicurarvi almeno un soggiorno di due notti, da venerdì a domenica.

Allo stesso modo, usa questa tecnica durante il periodo in cui la tariffa è alta per limitare il numero di camere vendute con forti sconti. Per esempio, potete implementare questo quando volete che un ospite resti per un massimo di due notti invece di tre.

In entrambi i casi, assicuratevi di adattare le vostre tariffe affinchè il prezzo sia attraente per i vostri ospiti.

#5: Distribuzione delle camere

Questo passaggio è fondamentale. Dovresti integrare il tuo Hotel PMS con un buon channel manager.

Attraverso questa integrazione, dovreste essere in grado di aggiornare le vostre tariffe e disponibilità su tutte le OTA connesse, il sito web, i GDS e i motori di metasearch in tempo reale.

Un flusso bidirezionale di dati di prenotazione, tariffe e disponibilità senza soluzione di continuità assicura che tutti i canali di vendita collegati abbiano le stesse disponibilità e tariffe. Questo vi aiuta a eliminare l’overbooking e le doppie prenotazioni che danneggiano il vostro marchio.

#6: Overbooking calcolato

Sì, avete sentito bene. L’overbooking senza un piano può ritorcersi contro, con conseguente perdita di opportunità di business e insoddisfazione degli ospiti.

Tuttavia, se si riesce a farlo con attenzione, è possibile guidare il potenziale di entrate della vostra proprietà mitigando le perdite derivanti da no-show, cancellazioni dell’ultimo minuto, check-out anticipati.

Per raggiungere questo obiettivo, è necessario guardare diversi dati critici sulle nuove prenotazioni, le prenotazioni cancellate, i rapporti sulle partenze notturne, i rapporti sugli arrivi e tutti i rapporti interni.

Un’analisi attenta ed esperta di questi dati vi aiuterà a prevedere il numero di overbooking che potete prendere per garantire la massima occupazione.

 
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Pubblicato da su 12 settembre 2021 in Uncategorized